domenica 9 dicembre 2007

13. La nuova Atlantide di F. B.

"Vivo come un cammello in una grondaia/ in questa illustre e onorata società!/ e ancora, sto aspettando un'ottima occasione/ per acquistare un paio d'ali e abbandonar il pianeta./E cosa devono vedere ancora gli occhi e sopportare?/ I demoni feroci della guerra, che fingono di pregare!/ Eppure, io so bene che dietro a ogni violenza esiste il male.../ se fossi un po' più furbo, non mi lascerei tentare./ Come piombo pesa il cielo questa notte./ Quante pene e inutili dolori."
(testo integrale di Come un cammello in una grondaia)
Con questa riflessione esistenziale traboccante di visioni, alla maniera di Rimbaud, ed evocatrice dello spleen di baudelairiana memoria, riprende verso la sua ultima tappa questa prima escursione nei mondi vagheggiati da Franco Battiato, che ama viaggiare di notte, con la sua fervida mente e col suo desiderio di pace interiore, invocando - alla maniera dei salmi ebraici - una presenza misteriosa che lo protegga:
"Difendimi dalle forze contrarie,/ la notte, nel sonno, quando non sono cosciente/ quando il mio percorso si fa incerto./ E non mi abbandonare mai... / Non mi abbandonare mai!/ Riportami nelle zone più alte/ in uno dei tuoi regni di quiete:/ è tempo di lasciare questo ciclo di vite./ E non mi abbandonare mai [...] Perché le gioie del più profondo affetto, o dei più lievi aneliti del cuore,/ sono l'ombra della luce./ Ricordami come sono infelice/ lontano dalle tue leggi;/ come non sprecare il tempo che mi rimane./ E non mi abbandonare mai [...] Perché la pace che ho sentito in certi monasteri/ o la vibrante intesa di tutti i santi in festa/ sono solo l'ombra della luce".
(da L'ombra della luce)
Il viaggio dell'anima, tema filosofico e religioso che ricorre dal buddhismo all'orfismo, da Pitagora a Platone, è avventuroso come quello di un nomade:
"[...] Lungo il transito dell'apparente dualità/ la pioggia di settembre/ risveglia i vuoti della mia stanza/ ed i lamenti della solitudine/ si prolungano,/ come uno straniero non sento legame di sentimento./ E me ne andrò/ dalle città/ nell'attesa del risveglio./ I viandanti vanno in cerca di ospitalità/ nei villaggi assolati/ e nei bassifondi dell'immensità/ e si addormentano sopra i guanciali della terra./ Forestiero, che cerchi la dimensione insondabile,/la troverai, fuori città,/ alla fine della strada".
(da Nomadi)
Se nella metempsicosi l'anima vaga per reincarnarsi eternamente, durante la vita di un corpo invece, questo viaggio avviene nel sogno, nei meandri dell'inconscio, tanto scrutati da Freud:
"Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale/ dopo aver viaggiato dentro il sonno./L'inconscio ci comunica coi sogni/ frammenti di verità sepolte:/ quando fui donna o prete di campagna/ un mercenario o un padre di famiglia./ Per questo in sogno ci si vede un po' diversi/ e luoghi sconosciuti sono familiari./ Restano i nomi e cambiano le facce/ e l'incontrario: tutto può accadere./ Com'era contagioso e nuovo il cielo.../ e c'era qualche cosa in più nell'aria./ Vieni a prendere un tè al 'Caffè de la Paix'?/ Su, vieni con me./ Devo difendermi da insidie velenose/ e cerco di inseguire il sacro quando dormo/ volando indietro in epoche passate [...]".
(da Caffè De la Paix)
Spazio e tempo perdono il loro significato quando ci si avvicina all'infinito e all'eterno... Tuttavia, per Battiato, l'arché, ciò che sta all'origine, è più vicino alla purezza destinata poi a una corruzione ineluttabile:
"Torno a cantare il bene e gli splendori/ dei sempre più lontani tempi d'oro/ quando noi vivevamo in attenzione/ perché non c'era il posto per il sonno/ perché non v'era notte allora./ Beati nel dominio della preesistenza,/ fedeli al regno che era nei cieli/ prima della caduta sulla terra/ prima della rivolta nel dolore [...]".
(da Sui giardini della preesistenza)
E questa degenerazione, questa corruzione, è dipinta favolosamente, in una visione - con cui arriviamo alla meta - che ha dell'apocalittico, intendendo con questo termine quanto ciò significa secondo il suo vero etimo (da apokalyptein, cioè rivelazione). Non va trascurato il richiamo dell'ultima canzone, che qui presentiamo, alla Qabbalah, termine che in ebraico significa ricezione e che designa un testo, appunto ebraico, di insegnamenti esoterici con influssi neoplatonici. E' tuttavia la cosmogonia esiodea ad aprirci ancora una stanza nell'immaginario palazzo incantato, dalla volta affrescata, che abbiamo visitato. Esso si trova nell'inconscio ove sono presenti, come dei dipinti, i miti che ci raccontano di Atlantide - come aveva fatto anche Platone nel Timeo e in Crizia -, quando gli dei si erano divisi i domini, e se Atene fu presa da Efesto e da Atena, Poseidone si era preso Atlantide, un'isola situata dinanzi alle Colonne d'Ercole, e s'era innamorato di Clito, una donna approdata in quel luogo splendido. Tra i figli che ebbero, Atlante, il più grande, sarebbe divenuto il re dell'intera rigogliosissima isola, piena di sotterranei segreti e ricchissima di metalli preziosi fra cui il fiammeggiante oricalco. Una catastrofe, secondo Platone, sommerse per sempre Atlantide, ma questi racconti, che ispirarono anche La Nuova Atlantide di Francesco Bacone, ci raggiungono ancora, grazie a Battiato, per parlarci dei giorni nostri:
"E gli dei tirarono a sorte./ Si divisero il mondo:/ Zeus la terra,/ Ade gli inferi, Poseidon il continente sommerso. Apparve Atlantide./ Immenso, isole e montagne,/ canali simili ad orbite celesti./ Il suo re Atlante/ conosceva la dottrina della sfera/ gli astri, la geometria/ la Cabala e l'alchimia./ In alto il tempio./ Sei cavalli alati,/ le statue d'oro, d'avorio e oricalco./ Per generazioni la legge dimorò nei principi divini./ I re, mai ebbri delle immense ricchezze,/ e il carattere umano s'insinuò/ e non sopportarono la felicità,/ neppure la felicità,/ neppure la felicità./ In un giorno e una notte/ la distruzione avvenne./ Tornò nell'acqua. Sparì Atlantide".
(testo integrale di Atlantide)

Dario Coppola

1 commento:

Direzione ha detto...

Ciao,

ho letto i tuoi post su Battiato.

Ti sei molto concetrato, a ragione, sul Battiato esoterico.

Cerco di rispondere alla tua domanda - che poi è anche la domanda di Battiato nella canzone, chi è il Re del mondo?

Qualche anno fa lessi con interesse un librlo di Renè Guenon intitolato proprio "Il Re del mondo"...

Cmq ho cercato di individuare delle spiegazioni relative al rapporto tra battiato e guenon credendo che la cosa possa farti piacere.

Ciao

gabriele



Dal sito http://www.musicaememoria.com/Battiato-ReMondo.htm



Ma chi è il Re del mondo e a cosa allude Franco Battiato? E perché agli uomini, secondo Battiato, è negato il libero arbitrio, hanno cioè il cuore prigioniero?
"Il Re del mondo" è il titolo dell'opera di uno scrittore francese dell'ottocento, Renè Guenòn, uno scrittore "esoterico" per eccellenza, citato peraltro da Battiato nello stesso album, nella canzone Magic Shop (tutta una presa in giro, molti anni prima della moda dilagante negli anni '80-'90, del facile esoterismo "New Age", Tibet e relativi monaci inclusi).

Guenòn sosteneva, o meglio, riportava, una delle mille teorie che tentano di spiegare il mondo.

Il Re del Mondo vive nel centro spirituale del mondo, Agharti, e i suoi adepti sono le persone spiritualmente più importanti del nostro mondo. Il luogo in cui risiede l'Agharti è sia spirituale (in quanto sta al di sopra e al di fuori dell'esistenza) sia fisico, ed ovviamente non mancano quelli che lo situano nella mitica Atlantide; le prove sono ricercate nei simboli presenti in testi sacri delle più antiche e grandi religioni, ove si possono rintracciare echi di questa setta iniziatica potentissima ma anche giusta, che regge le sorti del mondo attraverso i suoi adepti, oppure nella storia delle sette mitiche o reali che hanno percorso il mondo (Templari, Rosacroce, ecc.), ma anche negli Apostoli che hanno il compito di diffondere il Verbo.

Quindi questa setta di migliori regge le sorti del mondo e controlla e previene i danni che fanno gli uomini-bambini, ignari e inconsapevoli, come protettori occulti e invisibili.

Ma questa teoria nega ovviamente uno dei cardini del nostro umanesimo occidentale, di origine cristiana, cioè il libero arbitrio, la possibilità di errare ma anche di trovare la via giusta, che è l'unico regalo dato all'uomo, dopo la cacciata dal Paradiso terrestre.
Quindi forse il Re del mondo non è un personaggio positivo, ma un personaggio negativo, forse addirittura un satana che imprigiona le anime, cioè la libertà, cioè il libero arbitrio, della umanità che influenza.

Naturalmente Battiato si limita a citare, ad alludere a queste teorie, al solo scopo probabilmente di farci riflettere sulla necessità della ricerca della propria via alla vera vita, o alla vita consapevole, e la citazione ironica di Renè Guenòn ha l'evidente significato di una presa di distanza dalle sue teorie, mentre invece viene accennato come riferimento positivo una diversa via di ricerca, il sufismo.

Quindi esiste una strada per elevarsi sfuggendo sia alla fuga nella ignoranza e nella irresponsabilità, sia al cieco affidarsi ai maestri e ai padroni, e questa strada da seguire imparando il silenzio e la pazienza (come ricordato nell'altro famoso brano di Battiato, La cura) è la meditazione e la riflessione.

E se vogliamo è questa anche la strada narrata in un celebre libro iniziatico, ingenuamente considerato un libro per bambini, cioè Pinocchio di Collodi, dove la irresponsabilità è rappresentata dal paese dei balocchi e il re del mondo è Mangiafuoco, il burattinaio e secondo padre-padrone del burattino di legno che cerca la vera vita.

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