venerdì 30 novembre 2007

9. In Paradiso... con i Beatles

Concludiamo con questo intervento il nostro viaggio intorno ai testi dei Beatles vicini al linguaggio religioso. Il quartetto più celebre di Liverpool ha cantato l'amore esaltandolo sopra ogni valore umano:
"Quando i cieli non sono così blu, / non ho nient'altro da fare, / solo pensare a qualcosa di nuovo da dirti, / ma le parole mi restano sulla punta della lingua [...] aspetto un'occasione / per provarti il mio amore".
(da Tip of my tongue).
"Così gli uccelli nel cielo non saranno tristi e soli, / perché sanno che possiedo il mio unico e solo amore [...]".
(da Bad to me).
"Ed eternamente/ sarò sempre innamorato di te [...]"
(da Thank you, girl).
"Ogni volta che guardo nei tuoi occhi, / vedo che lì c'è il Paradiso".(da Love of the loved).
"Anche nei miei sogni guardo nei tuoi occhi, / All'improvviso mi sembra di aver trovato un Paradiso".
(da Nobody I know)
Un riferimento agli Hare Krishna, che incontrarono i favori di Harrison, si trova in I am the walrus. Qualcuno ha anche avanzato interpretazioni religiose di Hey Jude: non ritengo sufficiente la documentazione per accertarne la legittimità... Concordemente i critici non possono però che accogliere la dichiarazione di Harrison stesso, secondo la quale Long, Long, Long è dedicata proprio a Dio, attraverso riferimenti alla moglie di George. Compare una visione mistica e panteistica, se leggiamo i versi (che tuttavia non accennano a Dio) con la chiave di lettura teocentrica che l'autore ci indica:
"E' stato un lungo, lungo, lungo tempo, / come ho potuto perderti / quando ti amavo? / C'è voluto un lungo, lungo, lungo tempo, / ora sono così felice di averti ritrovato. / Come ti amo. / In quante lacrime cercavo [...] Come posso mai metterti nel posto sbagliato? / Come ti voglio / Oh, ti amo / Sai che ho bisogno di te".
Un intero album dei Beatles è intitolato Abbey Road. In esso Lennon-Mc Cartney, attraverso la canzone You never give me your money, riprendono modi di dire che rivelano ricordi d'infanzia, tenerissimi, della loro educazione religiosa: "Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, / Tutti i bimbi buoni vanno in cielo". Già... in cielo... è un altro tema ricorrente cantato dai Beatles... come quello del Paradiso: si diceva del termine caelum che può evocare ciò che è nascosto, celato. Paradiso, dal greco paradeisos, significa "giardino". Il giardino dell'Eden è, fra l'altro, il Paradiso terrestre... Il Paradiso è un un giardino di delizie, nelle religioni: questo concetto divenne presto atto a designare l'etrno soggiorno delle anime beate. E la musica dei Beatles ci ha fatto assaporare un po' di Paradiso, di beatitudine... e di eternità.

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 28/09/96.

8. L'Oriente religioso dei Beatles

Across the universe è stata definita una sorta di manifesto poetico di John Lennon. In questa canzone è vivo il richiamo religioso: il riferimento, sempre ricorrente, è questa volta diretto alla cultura indiana, ove chi vuole iniziare il percorso religioso deve affidarsi a un guru, termine che, in sanscrito, significa profondo; questi addita la via ai suoi seguaci che iniziano il discepolato per arrivare, con la sua guida, alla più alta saggezza spirituale. Dice John:
"Le parole volano come pioggia senza fine in una tazza di carta, / scivolano mentre passano, si disperdono per tutto l'universo./ Pozzanghere di dolore, onde di gioia fluttuano nella mia / mente aperta./ S'impossessano di me e mi accarezzano. / Jai Guru Deva Om. / Niente cambierà il mio mondo [...] Immagini di luce spezzata che mi danzano davanti come / un milione di occhi, / che mi chiamano per tutto l'universo [...] Jai Guru Deva Om / [...] Amore senza fine né limiti che mi splende intorno, come / un milione di soli, / mi chiama [...] per tutto l'universo. / Jai Guru Deva Om [...] ".
Un altro testo di Paul Mc Cartney, The long and winding road, appartiene a una ballata dell'album Let it be. Ancora una volta, su musica di Lennon-Mc Cartney, emerge l'invocazione tipica del linguaggio religioso, che Paul rivolge a un "tu" indefinito (si pensi alla corrente filosofico-teologica del personalismo):
"La strada lunga e tortuosa che porta a te, / non scomparirà mai, ho già visto quella strada./ Mi porta sempre qui, mi porta da te. / La notte di vento e tempesta che la pioggia ha lavato via, / ha lasciato una pozza di lacrime piangendo per il giorno. / Perché lasciarmi qui, insegnami la strada. / Molte volte sono stato solo e [...] ho pianto, / [...] Mi hai lasciato qui molto tempo fa. / Non tenermi qui ad aspettare, guidami da te".
Può essere un riferimento a una persona in particolare, ma richiama i versi dei salmi ebraici, ove la ricerca di un amore protettivo in cui rifugiarsi è un leitmotiv.
Un gioco di parole di Ringo Starr diede il titolo a Tomorrow never knows:
"Spegni la tua mente e rilassati e abbandonati alla corrente, / non è morire [...] arrenditi al vuoto. / E' risplendere [...] che tu possa capire il significato del profondo, / è esistere. / Che l'amore è tutto in tutti [...] è sapere. / Quando l'ignoranza e l'odio possono piangere il morto, / è credere [...] gioca il gioco dell'esistenza fino alla fine / del principio[...] ".
Questo testo fu ispirato dal Libro dei Morti, testo sacro del Buddhismo tibetano.

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia il 14/09/96

7. Parole di... fede?

"Ah [...] L'amore è tutto, l'amore sei tu./ Perché il cielo è blu e mi fa piangere./ Perché il cielo è blu".
Così recita Because di Lennon-Mc Cartney-Harrison. Non solo il cielo qui compare ma anche il vento, un forte vento che inebria il mondo rotondo: è un panteismo cosmico, traboccante nelle espressioni rivolte al cielo. Qualcuno ha anche associato l'etimologia del termine latino caelum a quella del verbo caelo, che indica ciò che non fa vedere oltre, che è nascosto, che è associato al mistero...
Lennon-Mc Cartney rapirono i nostri sentimenti quando scrissero un testo, immortale ancora nella memoria collettiva, che suona così:
"Quando mi trovo in momenti difficili/ Madre Maria viene da me./ Con parole di saggezza, lascia che sia./ E nella mia ora di oscurità/ lei sta proprio davanti a me/ con parole di saggezza, lascia che sia, / lascia che sia, lascia che sia [...] Sussurra parole di saggezza, lascia che sia./ E quando le persone dal cuore spezzato/ che vivono nel mondo andranno d'accordo, / ci sarà una risposta, lascia che sia/ perché anche se sono divise/ vedranno che c'è ancora una possibilità [...] E quando la notte è piena di nuvole, / c'è ancora una luce che risplende su di me,/ risplende fino a domani, lascia che sia ".
Inutile citare il titolo (Let it be), inscindibile dalla musica dolce e malinconica che evoca. Madre Maria è la madre di Paul Mc Cartney (qualcuno pensò tuttavia a un riferimento religioso...). Indubbiamente il genere letterario è quello dell'invocazione religiosa: il già citato Salmo 23 (22) recita:
"Se dovessi caminare in una valle oscura, / non temerei alcun male, perché tu sei con me [...] Felicità e grazia mi saranno compagne/ tutti i giorni della mia vita,/ e abiterò nella casa del Signore / per lunghissimi anni".
Troviamo facili consonanze fra questo celebre salmo e questi versi di Let it be :
"Quando mi trovo in momenti difficili [...] nella mia ora di oscurità / lei sta proprio davanti a me [...] C'è una [...] luce che risplende su di me [...] fino a domani".
La ricerca dell'amore fra i popoli, della concordia, della speranza è la preghiera di Paul... la ricerca di parole di saggezza.
In greco la saggezza si esprime con termini come sofrosyne, fronesis , e deriva dall'esperienza. Per i cristiani, la saggezza, come la sapienza, derivano dal logos, che è Cristo stesso. Egli si è fatto logos, cioè Parola fra le parole, saggezza e sapienza, ragione... Sì, Cristo si fa ragione... e non fede. Anche se ciò richiede fede. Anche l'uomo senza fede può così sperare, se sa amare. E l'amore per gli uomini porta all'amore di Dio:
"[...]nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni verso gli altri, Dio rimane in noi e l'Amore di lui è perfetto in noi".
(Prima lettera di Giovanni, 1Gv 4).
E con l'amore e la speranza, qualche uomo ha - poi - raggiunto la fede.

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 13/07/96

domenica 25 novembre 2007

6. I Beatles e la fede

George Harrison scrive una canzone, che qui riportiamo, intitolata The inner Light: "Senza uscire di casa/posso conoscere tutte le cose dela terra./ Senza guardar fuori dalla finestra/ potrei conoscere le vie del cielo./ Più lontano si viaggia, meno si conosce,/ meno si conosce veramente./ Senza uscire di casa/ potete conoscere tutte le cose della terra./ Senza guardare fuori dalla finestra/ Potete conoscere le vie del cielo [...] Arriva senza viaggiare/ Vedi tutto senza guardare./ Fai tutto senza fare". Questi versi fanno diretto riferimento al Tao Te Ching (il Libro della Via e della Virtù), che appartiene alla letteratura religiosa cinese, e precisamente al taoismo (III sec. a. C.). Già in Within You Without You abbiamo notato una tendenza religiosa, volta soprattutto all'interiorità, alla profonda meditazione tipicamente orientale. Fu Lao-Tze a fondare le basi filosofiche del taoismo nel VI secolo a. C., ma sino al II secolo a. C. non si può parlare di taoismo come religione strutturata, imperniata sull'autonomia individuale legata soltanto ai cicli naturali.
L'interiorità è talmente importante da annullare in sé l'esteriorità: il tao è il divenire di ogni cosa, causato dall'alternarsi del principio femminile - freddo e passivo - (yin) con quello maschile - caldo e attivo- (yang). Da questo movimento ha origine ogni esistente, ogni individuo che reca già in sé tale opposizione (essere/non-essere; vivere/morire): conformandosi al tao, ognuno senza muoversi più (wu-wei) muta, senza agire progredisce.
Dice Harrison: "Arriva senza viaggiare/ Vedi [...] senza guardare/ Fai [...] senza fare".
In cinese tao significa "via", ed è un concetto presente già nel confucianesimo, ove indicava un rigoroso principio di comportamento sociale nell'etica religiosa.
Un trionfo religioso dell'Oriente possiamo ascoltare nel celebre testo di Harrison My Sweet Lord: "Mio Dolce Signore/ Mio dolce Signore/ Hm [...] Voglio davvero vederti/ Voglio davvero stare con te/ Davvero voglio vederti, Signore/ Ma ci vuole così tanto tempo, mio Signore/ Mio dolce signore Hm,/ [...] Hm, mio signore/ Voglio davvero conoscerti/ Davvero voglio andare con te/ Davvero voglio mostrarti, Signore/ Che non ci vorrà molto, mio Signore (hallelujah)/ Mio dolce Signore (hallelujah)/ Hm, mio Signore (hallelujah) [...] Voglio davvero vederti [...] Ma ci vuole talmente tanto tempo, mio Signore (hallelujah) Mio dolce Signore (hallelujah)/ Hm, mio Signore (hallelujah)Mio, mio, mio Signore (hallelujah)/Voglio davvero conoscerti (hallelujah)/ Davvero voglio andare con te (hallelujah)/ Davvero voglio mostrarti Signore (aaah)/ Che non ci vorrà molto, mio Signore (hallelujah)/ Hmm (hallelujah)/ Mio dolce Signore (hallelujah) Ohhm, mio dolce Signore (krishna, krishna)/ Oh-uuh-uh (hare hare) Davvero voglio vederti (hare rama)Davvero voglio stare con te [...] Ma ci vuole così tanto tempo, mio Signore (hallelujah)Hm, mio signore (hallelujah)Mio, mio, mio signore (hare Krishna)/Mio dolce signore (hare Krishna)[...] Hm, hm (Gurur Brahma) [...] (Gurur Vishnu)/ Hm, hm (Gurur Devo)/ Hm, hm (Maheshwara) [...] (Gurur Sakshaat) [...] Parabrahma) Mio, mio, mio signore (Tasmayi Shree)/ Mio, mio, mio, mio signore (Guruve Namah) [...] (Hare Rama) /A svanire[...]"
Proseguiamo ora nella nostra analisi del linguaggio religioso utilizzato da Lennon- Mc Cartney: in Happiness is a warm gun leggiamo: "Madre Superiora, parti prima del colpo". Così John Lennon chiamava Yoko Ono in privato... Madre Superiora... In The Ballad of John and Yoko compare spesso l'invocazione "Cristo! Sapete non è facile [...] Finiranno col mettermi in croce [...] Ho detto cerchiamo solo di ottenere un po' di pace [...] La notte scorsa la moglie ha detto, oh ragazzo, quando sei morto/ Non porti con te nient'altro che la tua anima/ Rifletti [...] I giornali han detto [...] Sembran proprio due Guru travestiti".
Un panteismo cosmico emerge inoltre in Because, che rileggeremo la prossima volta, di Lennon-Mec Cartney.

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 29/06/1996

5. Dio e i Beatles

I Beatles, nei testi di John Lennon e Paul Mc Cartney, ci presentano anzitutto modi di dire del linguaggio religioso comune. Il dear di "Oh dear, what can I do?" (da Baby 's in black) corrisponde al nostro "mio Dio": "Oh mio Dio, cosa posso fare?". "Oh, io credo in ieri" (da Yesterday) è l'affermazione di una sorta di fede nel felice passato, ove l'amore era corrisposto.
E' soprattutto George Harrison, tuttavia, a scrivere testi di profonda religiosità. In Within you, without you, il rapporto fra legge divina e mondo reale è affrontato con un respiro che sa d'Oriente:
"Parlavamo/ dello spazio tra tutti noi/ e della gente/ che si nasconde dietro un muro di illusione./ Non intravede mai la verità/ poi è troppo tardi/ quando va nell'aldilà./ Parlavamo/ dell'amore che tutti potremmo condividere/ quando lo troviamo/ fare del nostro meglio per tenerlo lì./ Col nostro amore [...] potremmo salvare il mondo/ se solo sapessero./ Cerca di capire che è tutto dentro di te/ Nessun altro può farti cambiare/ E capire che in realtà sei soltanto molto piccolo, / e la vita scorre dentro di te e fuori di te./ Parlavamo/ dell'amore che è diventato così freddo a delle persone,/ che ottengono il mondo e perdono l'anima./ Loro non sanno/ non capiscono./ Sei uno di loro?/ Quando hai visto oltre te stesso/ allora puoi scoprire che la pace della mente è lì/ che aspetta/ e verrà il tempo in cui capirai che siamo tutti/ un'unica cosa,/ e la vita scorre dentro di te e fuori di te".
Lennon e Mc Cartney parlano di un "magico viaggio del mistero" in Magical Mystery Tour e, sia pur alludendo ai viaggi avventurosi di moda alla fine degli anni sessanta, indubbiamente è qui usata ancora una volta una terminologia legata all'irrazionale, con un linguaggio che pone l'uomo a contatto col mistero che lo origina e che sempre lo attende al varco. Così anche Lady Madonna, pur rappresentando la tipologia comune della donna, come Mc Cartney ebbe a precisare nel 1986, inevitabilmente assolve a questo compito, facendo uso del linguaggio religioso, ricorrendo persino alle iniziali maiuscole e ad alcune immagini allusive:
"Lady Madonna [...] Pensavi che i soldi venissero dal cielo? [...] Domenica mattina avanza furtiva come una suora [...] Lady Madonna, il bimbo al tuo seno ".
Un esplicito cenno di Lennon-Mc Cartney al libro sacro delle religioni giudaica e cristiana si trova, infine, ascoltando Rocky Raccoon:
"Rocky [...] si sistemò nella sua stanza/ e ci trovò solo la Bibbia [...] lasciata senza dubbio/ per aiutare il buon Rocky a riprendersi".

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 15/06/96

4. Il mito ieri... e oggi

"E così, così, tu credi di poter raccontare il Paradiso dall'Inferno/ cieli azzurri dal dolore./ Riesci a narrare di verdi campi/ da un freddo binario d'acciaio? "
(da Wish you were here)
Con questa domanda, che può far nascere speranze, riprendiamo il nostro viaggio nella musica rock, ancora una volta prendendo in prestito le parole dei Pink Floyd, un gruppo che è, per antonomasia, un mito. Già, un mito. Non possiamo però prima sottrarci al compito affidatoci, che consiste nell'analizzare il legame uomo-Dio, proprio trovandoci dinanzi a questo termine.
In greco, mythos indica una forma di pensiero di carattere irrazionale; mentre il logos è il discorso razionale, il mythos narra, con la fantasia, le vicende riguardanti gli dei, le origini del mondo e il legame dell'uomo con ciò che a lui è superiore (inizialmente inspiegabile con il logos).
Gli egizi fecero del Nilo un mito: dipendevano infatti dal legame fruttuoso e necessario col loro fiume per l'irrigazione delle desertiche terre sulle quali vivevano; temevano inoltre le frequenti inondazioni che causavano la rovina improvvisa di molti uomini. Anche il sole divenne un mito, destinato a perdurare ancor più a lungo, per la sua inavvicinabilità, la sua (quasi) trascendenza...
Tutti conoscono gli approdi armoniosi e leggiadri della mitologia nella Grecia classica. Finché, un giorno, Platone spostò la funzione del mito: esso divenne un racconto, non fu più una fede religiosa: nel V secolo a. C. era stata imposta come religione ufficiale , in Grecia, la mitologia omerica ed esiodea e con severità venivano puniti coloro che non la professavano, come i filosofi, sospettati di allontanarsene e di allontanare i loro discepoli (da Senofane a Socrate e Platone...). Il mito divenne un racconto destinato verosimilmente a spiegare l'inspiegabile: il mito platonico della caverna spiegava la conoscenza imperfetta dell'uomo che è anamnesis, reminiscenza, il riflesso nel mondo sensibile di ciò che l'anima ha visto nel mondo intellegibile.
Evemero da Messina disse che il mito di Ercole, ad esempio, non è che il legame consistente in un ricordo amplificato con ciò che era stato, in vita, un grande re, che organizzò un risanamento del suo paese in dodici fasi (una manovra economica riuscita...): esse divennero le dodici fatiche!
Quando le esperienze sono passate vengono rimosse (quelle negative) o mitizzate (quelle positive). Ancora oggi ciò avviene. I nostri miti (termine vivo più che mai) sono anche presenti nel rock.
Dal prossimo intervento ci occuperemo, per alcune puntate, di quel mitico gruppo, i Beatles, che ha segnato la fede di generazioni nelle cose passate, esaltando l'amore sopra ogni valore, con versi come
"Oh, I believe in yesterday".

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 20/04/96

3. Con i Pink Floyd... a cercare Dio

Rileggiamo ancora i testi dei primi Pink Floyd in cui compaiono vive immagini, nelle quali cerchiamo la presenza del legame uomo-Dio.
E' interessante notare quale nome sia stato dato al gatto della canzone Lucifer Sam... è qui evocato un travaglio interiore, che "faustianamente" pone l'autore in relazione col sacro, sia pure in modo simbolico. Si parla poi di totem in Che cosa sia più luce: il ruolo del totem è fondamentale nello studio delle origini della religione ( come scrive S. Freud in Totem e Tabù).
Ma continuiamo a scorrere queste parole che a qualcuno evocano anche la musica associata:
"C'è chi nasce e chi muore sotto l'infinità del cielo"
(da Childhood's End)
"Ma tu sei l'angelo della Morte"
(da Free four)
Col brano tratto da Breathe, che recita
"Il rintocco della campana di ferro ricorda ai fedeli di inginocchiarsi ad ascoltare le magiche note sommesse",
l'aria emana realmente aromi di incenso tipici di una sacralità tradizionale (forse un po' bigotta) vissuta con solennità grave.
In Welcome to The Machine il canto fa riferimento a un manuale da boy scout...
Ma il vertice rigoglioso e sereno della spiritualità inconscia (o anche conscia...) dei Pink Floyd della prima generazione si trova in questi versi:
"Ho guardato oltre il Giordano e ho visto [...] il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà. Mi fa giacere disteso attraverso verdi pascoli, mi conduce presso le acque quiete, con coltelli lucenti mi solleva l'anima [...] Egli ha grande forza";
i versi sono tratti da Sheep, ove è esplicito il riferimento al Salmo 23 (22).
A questo punto i miei lettori increduli possono anche cambiare idea... Ma ci sono per loro ancora alcuni riferimenti:
"Dimmi la verità, dimmi perché Gesù fu crocifisso?"
è l'agghiacciante domanda posta nei versi di The Post-War Dream.
Un'amara esperienza si legge in Your Possible Pasts:
"Gente fredda e pia ci teneva in pugno. Ci insegnavano a [...] pregare".
Tuttavia il riferimento a Cristo è sempre vivo:
"Gesù, Gesù ma perché poi a provare a far filare quei piccoli ingrati?"
(da The Hero's return).
Meglio Cristo che la sua chiesa...
In conclusione, le parole si fanno preghiera negli inconfondibili suoni e ritmi delle canzoni dei Pink Floyd:
"Anima tesa che impara a volare [...] Non posso staccare gli occhi dal cerchio dei cieli. Ammutolito ruota un [...] essere terreno [...] io [...] sopra il pianeta, un'ala e una preghiera [...] stato d'estasi [...] Ora ho visto gli avvertimenti, urlano da ogni parte. E' facile ignorarli e Dio sa se ci ho provato. Tutta questa tentazione, la mia fede s'è trasformata in menzogna [...]"
(da Learning to fly).
L'amarezza e il senso di colpa per una religione che chiama e non risponde ancora si assapora nei versi
''Quando il Giusto se n'esce dalla porta. Non ci sarà salvezza nei numeri''
(da Lost For Words).


Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia il 24/02/1996

2. Il legame uomo-Dio per i Pink Floyd

Il legame uomo-Dio è "ascoltato" dai giovani molto intensamente ma senza consapevolezza piena. I canali preferiti sono indubbiamente quelli inconsci... Anche nella musica e nei testi a noi più cari, laddove meno ce lo possiamo aspettare, c'è un canale che porta a Dio. Fin qui poca meraviglia può destare una tale affermazione. Ma certamente più interessante si fa il discorso se parliamo ai giovani di musica rock che per generazioni e generazioni si può considerare pane quotidiano (sempre fresco!). Qualche mese fa, senza volerlo, ho suscitato dello stupore in un mio studente facendogli notare che un appiglio del legame uomo-Dio (legame con le origini che, a detta di Lattanzio nelle Divinae Institutiones, IV, 28, dà origine al termine "religione", cioè da re-ligo) si trova anche rileggendo (da re-lego altro etimo del termine "religione" tratto da Cicerone in De natura deorum, II, 28) i testi dei Pink Floyd! Scettico sino alla dimostrazione, il mio studente ha dovuto esclamare poi l'ormai fatidico "Non ci posso credere!" quando ha rivisto con me testi di Syd Barret come questi:
"Giove, Saturno [...] Nettuno, Titano [...]" (da Astronomy Domine)
"Gesù sanguina [...]"
(da Take up Thy Stethoscope and Walk)
"[...]formulare una domanda al cielo/ O mio Dio saranno tristi per me? [...] O Dio qualcosa nel cielo mi attende [...] (da Corporal Clegg)
"Ora guardo alto verso il cielo [...] angelo [...] campana [...] oh Dio devo starmene a casa [...] e poi il cielo si apre su di te"
(da Late Night)
"Mormoni rubati [...] visione magica evocata da lingue di fuoco"
(da Burning bridges)
"Il cielo ha mandato la terra promessa [...] via giusta [...] perché è l'ora [...] un ventre gelido mi soffia nell'anima. Qualcuno ha mandato la terra promessa" (da Wots?... Uh! The Deal)
Si tratta di religiosità fusa con un suggestivo naturalismo, che affonda con le sue radici inconsce nelle verdi radure culturali dell'ebraismo cristianizzato. Ma si notano anche riferimenti alla religione mitologica.
Basti questo, per ora, fermo restando che il bello deve essere ancora qui letto e riletto...

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia del 24/02/1996

1. Per un nuovo ascolto

Non sono mancati, nella storia del Cristianesimo, integralisti che propongono un'accanita ricerca delle origini del male invece di occuparsi del bene presente anche nel male stesso (si pensi all'insegnamento del libro di Giobbe).
Non intendo affatto disconoscere l'apporto alla riflessione sul male, in tutte le sue sfaccettature, dato da pensatori come Kant o Solov' ev, fino a Pareyson. Occorre tuttavia distinguere fra male e male. V'è la fragilità, la debolezza, l'inevitabile corruttibilità della natura umana; v'è poi la volontà di giungere, anche attraverso il piacere pur effimero, al male, e promuovere la violenza. Qui ovviamente la volontà vi aderisce e perciò queste forme di male sono deprecabili e si devono combattere, senza demonizzarle oltremodo! Esse sono già, di per sé, diaboliche. Ricordiamo che il termine "diavolo" deriva dai termini greci dia e ballo, e significa "gettarsi fra", cioè originare un "ostacolo", quell'ostacolo che si frappone, in una visione religiosa cristiana, tra uomo e Dio.
Non si deve però esagerare nella demonizzazione.
Il termine greco daimon indicava un essere divino protettore: il demone di Socrate è il suo spirito-guida. Il termine analogo nel giudaismo indica uno spirito maligno. Insomma diavolo e demonio sono termini che indicano l'origine del male, e non una magica forza soprannaturale che si sostituisce a Dio stesso. Il diavolo non è una divinità! Altrimenti si torna allo gnosticismo o al manicheismo. Nella visione cristiana, invece, Dio redime, vince il male, pur non eliminandolo. Perciò non è conveniente, per alcuni cristiani, fare riferimento più al male che a Dio stesso. Così facendo, il male stesso diventa un idolo, una sorta di divinità.
Ad esempio, credo che l'interesse per gli argomenti di demonologia, da parte di molti cristiani, sia troppo acceso, anzi rovente... Mi riferisco a pubblicazioni sul Rock'n'Roll in cui si parla della violenza alla coscienza attraverso i messaggi subliminali dei testi e della musica rock. Il termine Rock'n'Roll che, nel gergo statunitense, è usato per indicare l'unione sessuale, scandalizza troppi perbenisti fra i cristiani. Sono probabilmente quei cristiani che preferiscono raduni come quello del Family Day e che demonizzano altri tipi di unione sessuale o civile. Sono sedicenti cristiani che amano tanto la famiglia così da averne originate, nel corso della loro vita, almeno due. Tra questi e altri "benpensanti", troviamo anche chi pensa che il rock possa incidere a livello inconscio. A queste persone, qui risponderò. E lo farò rilevando quanto vivo sia, saltando certi "ostacoli" presunti, il legame uomo-Dio anche nella musica rock.
Sono deciso nel credere che occorrano contorsioni mentali per cogliere tali messaggi subliminali, dato che essi sarebbero riconoscibili, da chi conosce le lingue, e solo sentendo al contrario i brani...
Perciò buona lettura per un nuovo ascolto... ma intelligente.

dcop



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aggiornamento del 27.12.11

Dario Coppola, animatore liturgico a Torino e dintorni dagli anni Ottanta

Breve profilo biografico - Nato a Torino nel quartiere 1 denominato Crocetta e battezzato nella chiesa di San Secondo, ha trascorso l'infanzia nel quartiere di Borgo San Paolo trasferendosi poi nella zona Lingotto-Mercati Generali corrispondente ora al Borgo Filadelfia di Torino, dove  è entrato fin da bambino nella vita della Parrocchia Madonna delle Rose. Qui ha  partecipato, in particolare, alle attività musicali, dal 1976, entrando nel coro dei bambini come corista e solista. Dal 1980 al 1982 ha fatto parte del Complesso vocale polifonico Musica Laus  diretto dal domenicano Padre Luigi Mulatero, del quale è divenuto discepolo e poi sostituto  cantore e organista fino al 1984; in questa circostanza, nel 1980, ha fatto anche parte, come corista, del cast dell'opera teatrale di Pier Paolo Pasolini Calderon, in scena al Carignano di Torino per la regia di Giorgio Pressburger. Dal 1984 al 2007 ha svolto il servizio di organista-cantore titolare e direttore delle assemblee liturgiche a: Madonna delle Rose di Torino; a Firenze, dove ha vissuto un anno a San Marco studiando dai Padri Domenicani, in particolare alla scuola del Padre Tito Centi, del francescano Padre Lino Randellini e dell'attore Franco Scandurra;  quindi ha vissuto, per quasi cinque anni, nella città di Chieri (TO) a San Domenico studiando Filosofia e Teologia; qui ha inoltre lavorato, dal 1987 al 1991, nel Duomo  (Santa Maria della Scala), con la Commissione Liturgica e  con i Gruppi Famiglia, accanto a Mons. Gianni Carrù. Nel 1988, si è occupato della pastorale giovanile e liturgica nella Parrocchia San Cristoforo di Vercelli, allora retta dai Padri Domenicani. Ha frequentato, proprio in quegli anni,  la FIST di Torino, studiando Liturgia col domenicano Padre Valerio Ferrua,  e l'Istituto di Musica e Liturgia della Diocesi di Torino, alla scuola di Padre Eugenio Costa jr. e Don Domenico Mosso, partecipando anche agli stages estivi in Trentino Alto Adige con il camilliano Padre Giovanni Maria Rossi e con Don Marco De Florian. Dal 1991 ha ripreso la sua attività  di direzione musicale, per volontà dell'allora Priore della Comunità dei Frati Domenicani di Madonna delle Rose a Torino, Padre Mannes Calcaterra, continuando così la collaborazione col Parroco Padre Giovanni Allocco fino al 2006. Nel  contempo, dal 1992-93, è stato obiettore di coscienza per la Caritas diocesana e ha svolto il servizio civile nel quartiere Falchera di Torino occupandosi, con la direzione di Don Sergio Baravalle e di Fr. Jean Marcel Tefnin, di progetti per la promozione umana dei minori a rischio, lavorando con le agenzie del territorio, in particolare con la Circoscrizione 5, i Servizi Sociali, la Biblioteca Civica Falchera e la Parrocchia Gesù Salvatore.  Dal 1993 al 1996 ha collaborato col giornale di quartiere "Gente di Falchera".  Nel 1995 ha pubblicato il libro "Per una nuova scelta" per l'editore Maremmi di Firenze. Nel 1996 ha scritto, sulla vita culturale cittadina, per la testata "Corriere di Torino e dintorni" dell'editore  Giovanni Cordero, diretta da Ennio Pedrini, realizzando interviste e curando la rubrica Religione e Società.   Dal 1997 al 2007 ha diretto la corale della Parrocchia Madonna delle Rose di Torino. Dal 2007 al 2009 ha collaborato per l'animazione liturgica, a Torino, nella chiesa del Monte dei Cappuccini e nella Cappella del CTO e, a Venezia, nella Basilica SS. Giovanni e Paolo, dove ha effettuato anche attività concertistiche.   Svolge tuttora a Torino le mansioni di direttore dell'assemblea e organista-cantore nella chiesa di Santa Teresa d'Avila (dal 2011), nella parrocchia di San Giorgio Martire (dal 2008) e, periodicamente, nella parrocchia dei Frati Domenicani di Santa Maria di Castello a Genova (dal 2009). E' organista della parrocchia della Crocetta, Beata Vergine delle Grazie (dal 2010), retta dal vescovo ausiliare di Torino  Mons. Guido Fiandino. Collabora dal 2011, occasionalmente, come organista e animatore liturgico a Torino anche con la chiesa dell'Ospedale Molinette, la parrocchia Gesù Adolescente e quella della Natività di Maria Vergine di Pozzo Strada. Ha composto vari testi e canti per le assemblee liturgiche, fra i quali ricordiamo Inno alla Madonna delle Rose (2002) e Inno a San Giorgio martire (2010) scritto in collaborazione con l'organista Stefano Marino.

"Sono stato onorato di ricevere recentemente dal grande Domenico Machetta alcune pubblicazioni e CD, con tanto di dedica. Grazie a lui per i testi e le sue musiche inconfondibili che ci ha donato in tanti anni. Con molta stima e riconoscenza!"
Dario Coppola

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