venerdì 30 novembre 2007

8. L'Oriente religioso dei Beatles

Across the universe è stata definita una sorta di manifesto poetico di John Lennon. In questa canzone è vivo il richiamo religioso: il riferimento, sempre ricorrente, è questa volta diretto alla cultura indiana, ove chi vuole iniziare il percorso religioso deve affidarsi a un guru, termine che, in sanscrito, significa profondo; questi addita la via ai suoi seguaci che iniziano il discepolato per arrivare, con la sua guida, alla più alta saggezza spirituale. Dice John:
"Le parole volano come pioggia senza fine in una tazza di carta, / scivolano mentre passano, si disperdono per tutto l'universo./ Pozzanghere di dolore, onde di gioia fluttuano nella mia / mente aperta./ S'impossessano di me e mi accarezzano. / Jai Guru Deva Om. / Niente cambierà il mio mondo [...] Immagini di luce spezzata che mi danzano davanti come / un milione di occhi, / che mi chiamano per tutto l'universo [...] Jai Guru Deva Om / [...] Amore senza fine né limiti che mi splende intorno, come / un milione di soli, / mi chiama [...] per tutto l'universo. / Jai Guru Deva Om [...] ".
Un altro testo di Paul Mc Cartney, The long and winding road, appartiene a una ballata dell'album Let it be. Ancora una volta, su musica di Lennon-Mc Cartney, emerge l'invocazione tipica del linguaggio religioso, che Paul rivolge a un "tu" indefinito (si pensi alla corrente filosofico-teologica del personalismo):
"La strada lunga e tortuosa che porta a te, / non scomparirà mai, ho già visto quella strada./ Mi porta sempre qui, mi porta da te. / La notte di vento e tempesta che la pioggia ha lavato via, / ha lasciato una pozza di lacrime piangendo per il giorno. / Perché lasciarmi qui, insegnami la strada. / Molte volte sono stato solo e [...] ho pianto, / [...] Mi hai lasciato qui molto tempo fa. / Non tenermi qui ad aspettare, guidami da te".
Può essere un riferimento a una persona in particolare, ma richiama i versi dei salmi ebraici, ove la ricerca di un amore protettivo in cui rifugiarsi è un leitmotiv.
Un gioco di parole di Ringo Starr diede il titolo a Tomorrow never knows:
"Spegni la tua mente e rilassati e abbandonati alla corrente, / non è morire [...] arrenditi al vuoto. / E' risplendere [...] che tu possa capire il significato del profondo, / è esistere. / Che l'amore è tutto in tutti [...] è sapere. / Quando l'ignoranza e l'odio possono piangere il morto, / è credere [...] gioca il gioco dell'esistenza fino alla fine / del principio[...] ".
Questo testo fu ispirato dal Libro dei Morti, testo sacro del Buddhismo tibetano.

Questo articolo di Dario Coppola è stato pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia il 14/09/96

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